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Donna oggetto

Le“case di tolleranza” nascono nella seconda metà dell’800, con il governo Crispi, controllate dallo Stato per l’esercizio della prostituzione. Esistevano “case chiuse” di prima, seconda e terza categoria.

La deputata e senatrice socialista Angelina Merlin portò avanti la battaglia volta alla chiusura delle circa 590 case di tolleranza italiane. Dopo 10 anni di discussioni la legge Merlin venne votata il 29 luglio 1958 con 385 voti favorevoli e 115 contrari.

Il funzionamento delle case chiuse era molto semplice, le “pensionanti”,com’erano chiamate le prostitute venivano fatte “girare” per i vari casini ogni quindici giorni. Spesso, le prostitute erano precedute dalla loro fama, ognuna usava un nome d’arte e un nomignolo che evidenziava il luogo d’origine,o la specialità che offriva.
Nel 1958 le “case” autorizzate erano 560, per un totale di appena 2.700 prostitute, ma muoveva un giro d’affari notevole.

Quel fiume di denaro non finiva solo in mani private, ma anche allo Stato, che incamerava una percentuale sul ricavato (per un totale di 100 milioni di lire di allora, pari a 1,1 milioni di euro attuali) in cambio di alcuni servizi, fra cui il controllo sanitario delle“lavoratrici”.

Nel 1949 l’ONU puniva gli Stati che traevano guadagno dalla prostituzione; lo Stato italiano, entrato nelle Nazioni Unite nel 1955, rischiava di finire sotto accusa.




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